Girando per
le aziende, almeno quelle che pensano di rimanere nel business a dispetto di
tutto, la parola d’ordine è proprio questa. Riorganizzazione, finalmente dopo 7
anni di lamentazioni, inerzia e rassegnazione, qualcuno si sta muovendo.
Il
ragionamento alla base è semplice, per rimanere competitivi in un mercato più
piccolo e feroce di quello a cui siamo stati abituati per decenni biosgna
essere più competitivi, quindi bisogna ridurre I costi, quindi devo
riorganizzarmi, fare efficienza,…
La nostra
sensazione è che, purtroppo, molti stiano confondendo una rorganizzazione con
una bella sforbiciata generale (così magari mi libero finalmente delle
zavorre).
Confusione
letale a nostro avviso,
Letale perchè
la differenza tra la mediocrità e il successo di un’azienda la fanno le
persone. Diventa essenziale quindi riorganizzarsi fare più efficienza senza “perdere
per strada” le persone.
Ritengo che
sia essenziale scegliere bene l'approccio al quale affidarsi per
"riorganizzarsi". Non c'è tempo nel business del 2015 per tornare sui
propri passi quando ci si accorge di aver imboccato la strada sbagliata.
Date
un'occhiata a Viable Vision, al di là delle esagerazioni delle enunciazioni è
quanto serve oggi per riorganizzarsi e garantirsi un po' di benessere nel futuro.
Probabilmente il modo migliore di spiegare
quello che intendiamo con Viable Vision è citare la frase contenuta in una
lettera inviata da Eli Goldratt ai top manager delle aziende americane: “Quando
si svolgo l’analisi di un’impresa, ci si può ritenere in qualche modo
soddisfatto solo se si vedono chiaramente la possibilità di portare l’impresa
ad avere, in meno di quattro anni, un’utile pari all’attuale livello di
fatturato”.
Conoscendo la reazione della maggior parte delle
persone a tale dichiarazione, la frase successiva era: “Stiamo anche molto
attenti a non fare partecipi delle nostre aspettative il top management; essi
le considererebbero una indicazione decisiva del fatto che le soluzioni
proposte non sono realistiche”.
Per quale motivo, sebbene sia possibile
costruire una “Viable Vision” per più della metà delle imprese esistenti, l’opinione
prevalente è che ciò sia impossibile?
La risposta a ciò dipende dal fatto che la
maggior parte delle persone non è consapevole che qualsiasi sistema complesso
sia basato su una propria semplicità intrinseca.
Capitalizzare sulla semplicità intrinseca è ciò
che rende possibili miglioramenti straordinari entro breve tempo.
Cosa si intende per “semplicità intrinseca”?
Per
spiegare il concetto dobbiamo prima chiarirci su ciò che intendiamo per sistema
complesso: “più sono le informazioni necessarie a descrivere in modo esauriente
un sistema, più lo definiamo complesso.” Se si potesse descrivere completamente
un sistema con quattro frasi, esso sarebbe semplice. Al contrario, se ci
volessero migliaia di pagine per descriverlo, si tratterebbe di un sistema
complesso.
E
allora come possiamo gestire un sistema complesso? Lo dividiamo in
sottosistemi. Ogni sottosistema è, per definizione, meno complesso del sistema
originario. Se avete qualche
perplessità
nell’ammettere che ciò è precisamente quello che si fa, date un’occhiata al
vostro organigramma.
Dividere
un sistema in sottosistemi ha il suo prezzo. Ci porta a perdere la
sincronizzazione tra le parti; ci porta a dannose ottimizzazioni locali e, in
vari casi, alla dannosissima mentalità di funzione. Poiché i nostri sistemi
sono incredibilmente complessi, sembra che l’unica cosa che sia possibile fare
per migliorare sia minimizzare i prezzi; fare il possibile per migliorare la
sincronizzazione, ed incoraggiare una migliore collaborazione tra i
sottosistemi.
Finché
consideriamo questa come unica opzione, avremo l’impressione che il conseguire
un miglioramento significativo nei profitti in un tempo relativamente breve sia
una rarità.
Avremo
l’impressione che portare l’impresa ad avere, in meno di quattro anni, un’utile
pari all’attuale livello di fatturato sia una cosa non realizzabile.
Per
comprendere il reale potenziale di un’impresa è necessario ragionare in modo più
profondo sul concetto di complessità. Ciò che infastidisce la maggior parte di
noi è il fatto che una parte delle informazioni che caratterizza il nostro
sistema non ha a che fare con un unico componente del sistema stesso, ma con le
relazioni tra due o più componenti. In altre parole, la cosa che rende il
nostro sistema difficile da gestire è che ciò che viene fatto in una
determinata parte ha ramificazioni in altre parti; le relazioni di causa ed
effetto fanno sì che il sistema assomigli a un labirinto.
Ma
ciò rende disponibile la chiave della soluzione.
Pensate
nella logica seguente.
Esaminate
un dato sistema e chiedetevi, qual è il minimo numero di punti su cui occorre
agire per avere un impatto sull’intero sistema? Se la risposta è “dieci punti”,
allora abbiamo a che fare con un sistema difficile da gestire, esso ha troppi
gradi di libertà. È come cercare di gestire un gruppo di gatti selvaggi. Ma, se
la risposta è “solo un punto”, il sistema ha un solo grado di libertà, ed è
facile da gestire.
Ora,
siete d’accordo sul fatto che più sono le interdipendenze esistenti tra i vari
componenti di un sistema e meno gradi di libertà esso possiede? Considerando l’enorme
complessità del vostro sistema, da quanto sopra si deduce che ci devono essere
solo pochissimi elementi che ne governano il funzionamento. In altre parole, più
un sistema è complesso, più profonda è la sua semplicità intrinseca.
Per
ottenere vantaggi dalla semplicità intrinseca dobbiamo essere in grado di
individuare i pochi elementi che governano il sistema. Inoltre, se ci chiariamo
sulle relazioni di causa ed effetto tra tali elementi e tra tutti gli altri
elementi del sistema, possiamo gestirlo in modo da ottenere un livello di
prestazione di molto migliore.
Questi
pochi elementi, che determinano il livello di prestazione del sistema, sono i
suoi vincoli.
Ciò
implica che i vincoli sono anche le leve gestionali del sistema. Da qui il nome
che Goldratt ha scelto per descrivere questo approccio – la Teoria dei Vincoli
(Theory of Constraints – TOC).
Venti
anni fa Goldratt ha dimostrato l’efficacia dell’approccio TOC nei sistemi
produttivi (stabilimenti di produzione) nel libro The Goal. Poi ha esteso la
dimostrazione ai contesti di progetto nel libro Critical Chain. I concetti di
marketing e di strategia delle imprese sono trattati in It’s Not Luck.
Se
avete letto uno qualsiasi di questi libri, probabilmente sarete d’accordo che le
conclusioni a si arriva sono frutto del puro buon senso, anche se contraddicono
la pratica comune. Inoltre, se siete uno dei tanti managers che nella realtà
hanno tradotto i consigli in pratica avete esperienza di prima mano riguardo
agli impressionanti miglioramenti e al tempo sorprendentemente breve in cui li
avete conseguiti.
Tuttavia,
è possibile una Viable Vision per la vostra impresa? È credibile portare la
vostra impresa ad avere, in meno di quattro anni, un utile pari all’attuale
livello delle vendite?
Gli
ostacoli sembrano insormontabili. Per esempio: è ovvio che un tale salto nei
profitti è impossibile senza un enorme aumento delle vendite. Un enorme aumento
delle vendite
può
essere conseguito solo se l’impresa potrà disporre di nuove offerte che saranno
non rifiutabili dai suoi mercati.
Possono
esistere offerte di questo tipo? È possibile che le imprese siano in grado di
tener fede a tali offerte? Quali investimenti saranno necessari? E anche nel
caso tutto questo sia possibile, il management è in grado di implementare e
sostenere tale cambiamento?
In
queste due pagine (pochi minuti) non siamo in grado di rispondere a queste
domande (e a tante altre). Ma se vi unite a noi per un giorno penso che
possiate avere un numero sufficiente di risposte convincenti da condividere la
nostra proposta di business.