III puntata - un libero adattamento del problema P&Q da The Haystack Syndrome - E. Goldratt
Dalla puntata precedente .. Gutenberg commentò “ se sono bravo produco tutti i P che il mercato è disposto a comprare, cioè 100, consumando così 1500 minuti della risorsa B, con i restanti 900 produco tutti i Q che posso, cioè 30. E questo è il massimo che l’impianto può fare. E ora tutti a pranzo!”
2.
DECIDERE COME
SFRUTTARE IL CONSTRAINT DEL SISTEMA
Piero in testa i dirigenti si
avviarono verso la sala da pranzo, la mente piena di domande.
Il
pranzo fu consumato in silenzio quasi perfetto. La tensione era palpabile,
Piero stava già pensando a quale altra azienda avrebbe potuto inviare il
curriculum.
“E allora tra P e Q che cosa
venderemo?” Gutenberg, al rientro dal pranzo, incalzò il controller. “Non me lo
riesco a spiegare, ma dovremmo vendere P, anche se questa scelta va contro
tutto quanto ho creduto finora. Quali sono tutti i passaggi logici? Come si fa
ad applicare questo metodo per valutare investimenti aggiuntivi, espansioni di
mercato, lancio di nuovi prodotti?”
Ogni
cosa al momento giusto”, riprese il boss con voce calma, “cominciamo
dall’inizio”.
Partiamo dunque dall’affermare che Il
Gutenberg Institute vende perché ha un obiettivo. “fare più soldi sia ora sia
nel futuro”.
Le
misure che utilizziamo nel processo decisionale sono il risultato diretto
dell’obiettivo prescelto. Prendiamo il caso di una azienda il cui obiettivo
sia: “fare più soldi sia ora sia nel
futuro”.
Giudichiamo
le performance dell’azienda attraverso la sua situazione finanziaria e
economica. Le tre misure di base correntemente utilizzate sono:
(a)
Profitto Netto (che viene desunto dal conto economico della società).
(b)
la seconda è il ROI (che mette in relazione la quantità
di capitale investito, desunto dallo stato patrimoniale, con il profitto
conseguito).
(c)
C’è infine una
terza entità finanziaria che non rappresenta una misura, ma piuttosto è una
importante condizione: Il livello del denaro Contante (cash) . Non rappresenta una misura ma una condizione
perché l’obiettivo non è accumulare denaro in banca ma il denaro è fondamentale
per poter effettuare le azioni necessarie per il conseguimento dell'obiettivo.
Queste
misure sono in grado di misurare l’obiettivo?
Queste misure sono utili
quando vogliamo valutare quale è l’impatto di una decisione locale sul
risultato globale dell’azienda ?
Purtroppo
queste misure spesso distorcono la percezione e ci ostacolano nella presa di
decisioni. E allora quali sono le misure che possiamo usare nel giudicare
decisioni locali?
Rispondere
a tre semplici domande ci permette di capire se stiamo andando in direzione
dell’obiettivo o no.
1)
Quanti soldi genera la nostra
azienda?
2)
Quanti soldi sono utilizzati dalla
nostra azienda?
3)
Quanti soldi dobbiamo spendere per
lavorare?
Dobbiamo
trasformare queste domande in definizioni; la prima è:
THROUGHPUT (T): è il tasso al quale il sistema genera soldi attraverso le vendite. (quindi il fatturato netto meno tutto quanto speso
per l’acquisto delle materie prime utilizzate per il venduto)
Il Throughput non può essere
associato con il denaro “interno”, dunque con ciò che è stato prodotto, bensì
solo ed esclusivamente con il denaro derivante dalle vendite. Throughput
significa prendere denaro fresco dall’esterno, dunque attraverso le vendite.
Non deve essere confuso con le vendite.
ESEMPIO:
Supponiamo di avere venduto un nuovo prodotto per 1.000.000$. Ciò non significa
che il Throughput aumenta di 1.000.000$. Per produrre abbiamo comprato dai
nostri fornitori materiale per il valore di 300.000$. Questi non sono soldi
generati dal nostro sistema, ma dal sistema dei nostri fornitori. Dunque in
questo caso il nostro Throughput aumenterà di 700.000$.
La
seconda misura è INVENTORY (I): tutto
il denaro che il sistema investe nell’acquistare le cose che il sistema intende
vendere.
Come
valutiamo le scorte a magazzino? Le valutiamo al prezzo che abbiamo pagato ai
fornitori per il materiale e le parti che sono servite per il prodotto. Il WIP
(sia materia prima, che semilavorati, che prodotti finiti) non ha valore per
l’azienda.
L’unico
momento in cui noi aggiungiamo valore all’azienda è quando vendiamo, non un
minuto prima. Definire un valore per un prodotto finito è solo una distorsione.
La
terza misura sono le SPESE OPERATIVE
(OE): è definita come tutto il denaro
che il sistema spende per trasformare INVENTORY (SCORTE) in THROUGHPUT.
Non è solo il denaro che
spendiamo per il lavoro diretto, ma anche quello dei manager, delle segretarie.
Non ha senso distinguere tra le persone che stanno facendo esattamente lo
stesso lavoro, solo perché accade che alcuni di loro toccano fisicamente i
prodotti.
Notate
la differenza tra investire in inventory e spendere per le spese operative.
Consideriamo
l’acquisto di olio per lubrificare le
macchine. Al momento dell’acquisto noi possediamo l’olio (è inventory),
quando incominciamo a usarlo, la porzione che abbiamo usato diventa spesa
operativa.
Consideriamo
ora l’acquisto di materie prime: i
soldi pagati al fornitore non sono spese operative, ma inventory. Quando
utilizziamo queste materie prime una parte diventa scarto questa è considerata come spese operative.
Consideriamo
infine l’acquisto di una macchina nuova.
Il prezzo di acquisto è Inventory, ma quando usiamo la macchina la “consumiamo”
dunque spostiamo questa parte da inventory a spese operative.
Queste
distinzioni sono fatte solo dalla TOC, ma le misure Throughput , Inventory e
Spese Operative non sono concetti nuovi. Basta farsi alcune semplici domande.
Vuoi
aumentare o diminuire il Throughput? Aumentarlo!
Vuoi
aumentare o diminuire Inventory? Vogliamo tutti diminuire il denaro “che non
lavora” nella nostra azienda.
Operating
expense? Diminuirle.
Andiamo
più a fondo. Se abbiamo tre misure, ogni azione deve essere valutata in accordo
con l’impatto che ha su tutte e tre.
Ciò
significa che il giudizio finale non è
sulle tre misure prese singolarmente, ma sulle relazioni tra queste misure.
Avere
tre misure implica, matematicamente avere due relazioni.
Le
più popolari sono:
T-OE = Profitto Netto.
(T-OE)/I=ROI
Possiamo
anche evidenziare altre relazioni:
T/OE
= Productivity (produttività)
T/I
= Turns (redditività )
Le
assunzioni sulle quali la contabilità dei costi si basava non sono più valide.
Ciò significa che nonostante che la contabilità dei costi sia una soluzione
molto potente e abbia prodotto un ampio spettro di misure (dai costi standard
al recente activity based costing), nessuna di queste misure possa essere
utilizzata per prendere decisioni.
Abbiamo definito tre misure,
sono quelle di cui effettivamente abbiamo bisogno ? Ci permetteranno di
giudicare l’impatto di una decisione locale sul risultato globale
dell’azienda ?
Queste
tre misure non hanno la stessa priorità.
Per raggiungere il nostro obiettivo
dobbiamo aumentare il throughput che non ha nessuna limitazione intrinseca, a
differenza di inventory e spese operative il cui limite intrinseco è 0. E’
dunque naturale dare la priorità alla massimizzazione del throughput. La
seconda misura, in ordine di importanza, è l’Inventory e solo terze vengono le
spese operative.
Il
mondo dei costi, cioè tutto l’insieme di metodi e tecniche gestionali che si
basano sull’assunto che una serie di ottimi locali porti all’ottimo
complessivo, si basa sulla concezione di un mondo di variabili indipendenti
(dove vale sempre il fatto che il 20% delle cose determina l’80% degli effetti)
Il
Throughput World invece sulla concezione di un mondo fatto di variabili dipendenti (dove vale la
regola che lo 0,1% di cause genera
il 99,9% degli effetti).
Noi
abbiamo a che fare con una catena di
azioni e il throughput della catena è determinato dall’anello più debole
(constraint).
Quanti constraint esistono in una azienda ? Dipende da
quante catene indipendenti esistono nell’azienda (e in generale non sono
molte). Ogni sistema ha un constraint (almeno uno), perché se non lo avesse non
ci sarebbero limiti alle sue performance, ma noi vediamo ogni giorno che tutti
I sistemi sono limitati.
L’ottimizzazione
di un sistema passa allora da come si utilizza il fattore limitante, metodo che
è riassunto dai 5 passi di focalizzazione della Teoria dei Constraints.
1. IDENTIFICARE
IL CONSTRAINT DEL SISTEMA
2.
DECIDERE COME
SFRUTTARE IL CONSTRAINT DEL SISTEMA
3. SUBORDINARE
TUTTO IL SISTEMA AL CONSTRAINT
4. ELEVARE IL
CONSTRAINT DEL SISTEMA
5. SE IL
CONSTRAINT E’ STATO ELEVATO ABBIAMO DUE POSSIBILITA’ :
RITORNARE AL PUNTO UNO, MA NON
PERMETTERE ALL’INERZIA DI DETERMINARE UN CONSTRAINT DI SISTEMA
A.
ELEVARE TUTTO IL SISTEMA IN MODO TALE DA CONSERVARE
IL CONSTRAINT CHE ABBIAMO PRECEDENTEMENTE INDIVIDUATO
Gutenberg espose gli ultimi
concetti con voce stanca “se dunque è solo attraverso una corretta gestione del
constraint che possiamo ottimizzare I risultati della nostra azienda, ogni
decisione dovrà essere valutata sulla base di esso. In altre parole per
decidere in modo ottimale dobbiamo interessarci solo a quanto throughput posso
generare con il constraint e quanto questo mi costa”.
A dicembre viene buio presto,
nessuno in sala si accorse che era ormai ora di cena. Piero cominciava a
pensare che forse non avrebbe dovuto inviare nessun curriculum.
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