Volendo farla breve partiamo da una semplice affermazione, le cui
implicazioni portano molto lontano.
Qualunque azienda può spremere più valore
dagli asset che possiede se sa rispondere a 3 domande chiave:
- I nostri processi e il nostro sistema sono stabili e a variabilità ridotta?
- Sappiamo dove stanno i colli di bottiglia e li sappiamo gestire?
- Abbiamo un sistema di pre-allarme che ci avvisa quando la complessità sta raggiungendo la soglia critica e siamo a rischio collasso?
Sia ben chiaro, quello che vale per l’azienda vale altrettanto bene per
qualsiasi sistema: un binomio cliente-fornitore, una intera supplì chain, una
pubblica amministrazione, un ospedale e chi più ne ha più ne metta.
Una precisazione anche sul significato della parola asset. Non stiamo
parlando solo delle cose fisiche e tangibili, ma anche e soprattutto delle
persone, del loro potenziale inespresso.
Per rispondere a queste 3 domande vi servono 2
ingredienti:
Un
brainware adeguato
L’oceano
di dati messo a disposizione da un sistema informativo
Con la parola brainware intendiamo un insieme di metodi e tecniche che
si fondano sul paradigma sistemico. Questo significa abbandonare il vecchio
paradigma gerarchico- funzionale.
Le componenti principali del brainware sono 3, una per ciascuna domanda:
- I nostri processi e il nostro sistema sono stabili e a variabilità ridotta?
Ci affidiamo alla “teoria delle
variazioni”, o meglio alla seconda componente del metodo Deming: Understand how
variation impacts the system, e ai metodi e tecniche necessari per
implementarla.
Qual è la ragione che ci spinge
in questa direzione? La constatazione che i costi associati a un processo crescono
quadraticamente con l’ampiezza del suo intervallo di variabilità.
- Sappiamo dove stanno i colli di bottiglia e li sappiamo gestire?
Ci affidiamo alla TOC – theory of
constraints.
Qual è la ragione che ci spinge
in questa direzione? La constatazione che: il throughput che la vostra
azienda è in grado di generare mese dopo mese è DETERMINATO unicamente dai vostri “colli di bottiglia”
La parola “throughpput” suscita
sempre diffidenza, sia perché è inglese e ahimè intraducibile, sia perché è
incomprensibile rimanendo all’interno del paradigma tradizionale non-sistemico.
Throughput è la misura ultima del perché le persone che lavorano insieme in
un’azienda si dannano l’anima per ottenere un buon risultato. Ha sicuramente
una componente economica, ma ne ha anche una seconda, spesso più importante,
non economica.
- Abbiamo un sistema di pre-allarme che ci avvisa quando la complessità sta raggiungendo la soglia critica e siamo a rischio collasso?
VIVIAMO IN UN MONDO ESPONENZIALE
i nostri sforzi rischiano di essere compromessi da eventi ritenuti “trascurabili”
e lontani da noi, come prevenirli?
Ci affidiamo alla Teoria della
Complessità e alle tecnologie e metodologie necessarie per praticarla
(www.ontonix.com)
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