Sono dati di fatto che:
1 – la business intelligence (BI) è stata inventata per rendere più
semplice l’interpretazione (decodifica) dei sistemi complessi e di conseguenza
agevolare la presa di decisioni efficaci
2 – la BI sta “annegando” in un mare di complessità auto-generata
3 – non è la mancanza di tecnologie la causa del flop, anzi è proprio
l’opposto, l’eccessivo focus sulle tecnologie fa perdere di vista il punto
cruciale.
Qual è il punto cruciale? A mio avviso la
difficoltà nasce quando gli utilizzatori finali di BI devono costruire il
modello (concettuale) con cui
incasellare i dati.
Se il paradigma a cui si ispira il modello non
è in grado di rispondere a 3 domande chiave allora la BI non serve a nulla:
1.I nostri processi e il nostro
sistema sono stabili e a variabilità ridotta?
2.Sappiamo dove stanno i colli
di bottiglia e li sappiamo gestire?
3.Abbiamo un sistema di
pre-allarme che ci avvisa quando la complessità sta raggiungendo la soglia
critica e siamo a rischio collasso?
Il brainware per dare risposta a queste domande esiste, la tecnologia
pure, cosa aspettiamo a unirli?
Quali sono i punti deboli
, i principali ostacoli alla diffusione pervasiva della BI nelle aziende?
Ho lavorato nell’ICT per ca.
12 anni prima di darmi alla consulenza “di direzione”. Sia prima come tecnico
che come organizzativo ho riscontrato un profondo divario tra le opportunità
offerte dalla tecnologia, in particolare quello che oggi chiamiamo BI-BPM, e
ciò che le aziende utilizzano realmente.
A dispetto degli enormi
investimenti nello sviluppo delle tecnologie, nella formazione, nel marketing,
siamo ancora lontani da una situazione soddisfacente. E’ un po’ di tempo che mi
chiedo se il fattore limitante non siano le politiche di vendita dei fornitori
ICT unite al fatto che spesso i tecnici comprendono poco e male la realtà delle
aziende.
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